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Erasmus: Part III

Pubblicato su da Infiniti Mondi

Rieccomi di nuovo a parlare di erasmus. Dovrei studiare ma in questo momento voglio solo liberarmi di alcuni pensieri o, ancora meglio, sensazioni, che mi si affollano dentro e che premono per uscire. 

 

Ho cercato online racconti di esperienze di studenti erasmus in questa università (Warwick University) sperando di ritrovarmi in qualche commento. Ebbene, non è stato così.

Tutte i racconti che ho letto erano super entusiastici al limite del patologico (dico, un tale livello di eccitazione sarà normale?) che in generale si ritrova in qualsiasi racconto di esperienza erasmus. Tanto che mi viene da domandarmi se non sarò davvero un po' analettica o qualcosa del genere. Anche nel mio passato erasmus non ho avuto la sensazione di aver trovato un senso alla vita, di aver trovato una nuova famiglia o che quell'esperienza fosse un'esperienza esistenziale rara. Cioè mi sono divertita e ho conosciuto bellissime persone ma tutto sommato sono tornata in Italia piuttosto volentieri, non sono entrata in depressione, non piangevo tutti i giorni ripensando con malinconia ai cari e dolci giorni erasmus. Bah.

Ma dunque, torniamo ad oggi. Se già il passato erasmus non l'ho vissuto così (forse non sono proprio in grado di provare simili stati d'animo) posso dire con sufficiente certezza (ma poi chissà eh) che non andrà così neanche questa volta.

Soprattutto perché non è che sia cooosì tanto divertente.

Dicevo di aver letto "recensioni" precedenti. Lo ricordo non solo perché ho potuto notare la differenza di sensazioni ma anche perché ho notato che alla fine in tutti i racconti di quanto è bello l'erasmus di qui e di là (più manfrine strappalacrime varie) chi raccontava parlava sempre di (almeno uno ma suppongo molto spesso di più) amici italiani. Ah! Che nell'erasmus! Si, si studia in un'altra lingua, si fa amicizia con ragazzi di altre nazionalità ma c'è sempre un nucleo di amici italiani come noi con cui si trascorre la maggior parte del tempo (e ci si fa tutti quei ricordi strappalacrime di cui sopra). 

Bene, in pratica l'erasmus è soprattutto questo. Un'esperienza che è bella fintantoché la si possa condividere con altri compatrioti. Ovviamente non è una prerogativa italiana. Qui a Warwick vedo francesi con francesi, spagnoli con spagnoli, tedeschi con tedeschi e così via. Così funziona.

Ma tornando a me, sono rimasta fuori da un grippo di italiani! Chissà perché è andata così. Non è che non ne abbia conosciuti ma le prime ragazze con cui sono uscita (solo due volte e mezza, per inciso) si sono comportate da stronze. Cioè, sono stata sempre io a contattarle per fare qualcosa insieme e, dopo quelle due volte in cui ho visto che da parte loro non c'era proprio nessuna spinta nei miei confronti, ho detto "ciao" (anzi bye). Perché mai dovrei recitare la parte (e sentirmi) come quella che elemosina amicizia non è chiaro. Che poi non è che abbiamo litigato o cosa, immagino che, per qualche oscuro motivo, mi abbiano trovato antipatica a pelle (non mi era mai accaduto). Dunque questo gruppettino pietoso mi ha esclusa palesemente. Non che le veda mai, il campus è grande, viviamo in residenze diverse e frequentiamo facoltà diverse. Quindi non le vedo mai, le ho viste però lo scorso week end a Cardiff (in gita diciamo) dove erano andate anche loro, ovviamente senza dirmi niente, in cui le ho incrociate, le ho salutate (perché comunque sono una persona educata e non abbiamo mai formalmente litigato, come potremmo se neanche ci conosciamo?) e solo una di loro ha timidamente alzato una mano in risposta.

Ma vabbe' non è questo l'argomento di cui volevo parlare. Questo è solo uno sfogo (ahah). Il punto è che questo erasmus è difficile perché mi manca un "porto sicuro" o zona di confort (per dirla all'italiana, viva l'italiano!) generalmente costituita da uno o più connazionali con cui parlare, con cui scambiare quella battuta veloce e spontanea che non potresti fare in inglese (o in qualsiasi altra lingua del paese in cui si è). 

Per fortuna da quando sono arrivata ad oggi ho fatto delle amicizie, di seguito posso elencare le nazionalità: cilena, spagnola, iraniana (il mio caro compagno di filosofia! E' fantastico perché lui è praticamente madrelingua quindi posso esercitarmi con l'inglese), ungherese, francese e più o meno fine. In realtà c'è anche un ragazzo tedesco sempre simpatico le poche volte che lo incrocio.

Ho stretto "veramente" amicizia solo con la mia coinquilina spagnola (l'unica altra erasmus del mio corridoio in residenza!) che mi ha anche incluso nel suo gruppo di amici ma... Sono tutti (ma proprio tutti) spagnoli, quindi non è sempre facile...

Poi la mia cara amica cilena. Chissà perché siamo così amiche, lei potrebbe facilmente trovare gente di lingua spagnola con cui parlare! Ma buon per me. 

Poi il summenzionato collega di filosofia. E' un tipo particolare, molto "casa e studio", però abbiamo fatto conversazioni molto interessanti anche se abbiamo idee diverse su quasi tutto (temo. Il mio scopo qui a Warwick sarà fargli cambiare idea ahah).

Insomma, tiriamo le somme (è voluto questo effetto ridondante): questo erasmus non è divertente ma serio. Ovviamente qualche volta sono uscita ma, innanzi tutto non sono una grande frequentatrice di discoteche abitualmente (per nulla) e qui tutti mi sembrano ballerini provetti privi di inibizioni (quindi mi sento un broccolo inutile che più o meno si muove ma don't worry, me ne frego ahah), secondariamente questo è un campus. C'è una "discoteca" qui ma boh, fa le serate soprattutto durante la settimana (o forse non è vero e la mia è una scusa). Poi ho tanto da studiare. E' vero che gli argomenti e il modo in cui sono insegnati è tendenzialmente più facile che in italia. Ma in teoria di settimana in settimana avremmo da leggere centinaia di pagine. E' vero che credo che nessuno lo faccia (neanche gli inglesi intendo). Dovrebbero rimanere sempre in biblioteca a studiare e non mi sembra che sia così (sono i cinesi quelli diligenti che restano fino a notte fonda in biblioteca). Io diciamo che ci provo. Non riesco mai a finire perché sono lenta (e non rimango insieme ai cinesi a studiare fino a notte fonda). Ora si avvicinano (manca un mese ahah) le scadenze per i primi essays e dunque mi devo preparare. Io sono lenta nella vita, figuriamoci in inglese! Quindi una mia giornata tipo si può riassumere così quando non ho lezioni:

Verso le 9:00 mi sveglio e faccio colazione/ mi vesto

Perdo un po' tempo al computer

Eventualmente studio un po' (ma dipende)

Verso le 12:30/13:00 inizio a cucinare

Pranzo

Perdo tempo al computer

Verso le 15 vado in biblioteca

Verso le 20 torno a casa, scambio due chiacchiere con la mia coinquilina, a volte ceniamo insieme e poi l'accompagno fuori a fumare.

Fine. Vado nella mia camera, perdo tempo fino all'ora di andare a dormire.

Ovviamente alcuni giorni ho lezione quindi o la mattina o il pomeriggio (o entrambi) sono lì. Ma per il resto non varia molto la mia giornata.

Il venerdì sera o il sabato sera esco, o solo per bere qualcosa o a ballare (bah). Finora poi il sabato spesso sono andata a qualche gita, organizzata dall'università o tra noi (con la cilena). Domenica faccio le cose di casa: lavatrice, aspirapolvere nella maledetta moquette, a volte vado a correre la mattina (quanto sono brava!), poi la spesa e altre cose simili. Studio. Perdo tempo. Fine davvero.

Ah, fa un po' tristezza a leggerla così. Ma ormai mi sono abituata. All'inizio mi sentivo davvero sola ma adesso, sarà anche perché un po' persone le ho conosciute e quindi ho qualcuno con cui scambiare almeno due parole in croce al giorno), sto bene. 

Però è lampante come non sia un erasmus da droga sesso e rock and roll. Credo che lo sia di più per chi viene a studiare qui un anno. Infatti chi sta un anno viene messo fuori dal campus in residenze solo per erasmus. Quindi tutta baldoria (a quanto mi è dato di capire). Chi resta per uno o due terms (ovvero per uno o due trimestri) sta in campus, in residenza con tutti gli altri inglesotti. Se ti va bene capiti con altri erasmus, magari della tua nazionalità, sennò dovrai arrangiati altrimenti (tipo me ahah).

 

 

 

Warwick University vista dalla mia finestra

 

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