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"Roma 40 d.c. Destino D'amore" e "Roma 42 d.c. Cuore Nemico" cosa non va...

Pubblicato su da Infiniti Mondi

Sto leggendo adesso il secodo libro della trilogia Caput Mundi di Adele Vieri Castellano, e, dalle numerose recensioni entusistiche, io mi aspettavo di più.

Non che non sia scritto bene, molto interessanti e, credo, accurate storicamente, le descrizioni delle ambientazioni, dei costumi e delle usanze. Solo che non mi ha coinvolta troppo. Il punto è che non "succede" quasi niente: nei romanzi romantici l'aspetto sentimentale è predominante, solo che qui non lo è molto. Nei romanzi d'avventura, gialli, storici ecc. lo è l'azione. Ma non ce n'è poi molta neanche di questa. E questo vale sia per il primo che per il secondo libro.

Ci sono tanti personaggi così che i protagonisti vengono un po' abbandonati. Eppure sono i protagonisti! Bah.

In oltre avrei preferito una maggiore attenzione ai 'sentimenti' delle due protagoniste: Livia, in maniera del tutto illogica o quasi, passa 3/4 del libro ad amare un altro che però ha visto qualcosa come 3 volte in tutta la sua vita e di cui sa semplicemente che è bello. Ma, considerato il suo passato, è ben felice di convolare a nozze perché l'alternativa sarebbe restare zitella. Ok. Ma perché quando sposa il tenebroso Rufo fa tante storie??? Per me l'espediente dell'amore per l'altro è proprio questo: un espediente. E pure Rufo è strano, uno che non si è mai innamorato, un uomo tutto d'un pezzo ecc ecc, s'innamora a prima vista e, dopo anni passati da scapolo, decide in una notte o quasi di sposarsi con una donna che, alla fine, è una sconosciuta e che gli è piaciuta solo per l'aspetto fisico. Che profondità!

Ma passiamo a Ishold. È abbastanza simpatica se non fosse che: le è appena morto il padre, tutto il suo villaggio è stato reso schiavo e gli uomini che hanno combattuto sono stati uccisi. Scappa per salvarsi. Viene catturata. E l'unica cosa che pensa è l'odio per i romani. Odio più che legittimo ma, secondo me, prima ancora dell'odio, in simili tragiche circostanze viene il dolore. Un dolore cieco, sordo, terrificante. Un senso straziante di perdita, ineluttabile. Invece lei non rivolge un solo pensiero al padre defunto, al villaggio distrutto. C'è solo una rabbia abbastanza generica. Ma com'è possibile???

Per non parlare dell'arroganza di Rufo e Aquilato nella loro convinzione che Raganhar e Ishold arriveranno ad apprezzare e persino servire, nel caso di Raganhar, Roma. Però scommetto che se fossero stati loro al suo posto non si sarebbero mai arresi. Rufo racconta di aver scuoiato l'assassino del padre! Invece Raganhar deve perdonare, dimenticare, andare avanti, accogliere la civiltà ecc. Begli ipocriti!

Comnque questo secondo libro non l'ho ancora terminato di leggere, ma se al primo davo un voto di 4/5 per la scrittura scorrevole, a questo darei, almeno per ora, massimo un 3 e mezzo!

Però, dal poco che ho letto, Massalla potrebbe rivelarsi un protagonista interessante per il prossimo libro quindi credo che lo leggerò.

"Roma 40 d.c. Destino D'amore" e "Roma 42 d.c. Cuore Nemico" cosa non va...
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